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giovedì 19 marzo 2020

STEP #01 La Morte: definizione ed etimologia

La concezione della Morte è intrinsecamente legata alla storia dell’umanità. Biologicamente con essa si fa coincidere il momento in cui avviene la cessazione delle funzioni vitali nell’uomo, in un animale o in un qualsiasi altro organismo vivente. La morte civile, invece, è l’estinzione totale e irreversibile della capacità giuridica di un soggetto. Scientificamente e giuridicamente è semplice dare una definizione schietta di morte, invece, filosoficamente è molto complesso. Per esempio, per la religione cristiana essa viene vista come passaggio necessario per la resurrezione, per l’Induismo, invece, è fondamentale per la reincarnazione. Nella riflessione socratico-platonica la morte acquista un valore positivo in quanto essa viene vista come strumento di liberazione dell’anima dell’uomo dal carcere del corpo. Successivamente, nella filosofia romana, un’attenzione particolare venne rivolta dallo stoico Seneca a questa delicata discussione, il quale affermava “cotidie mori”, ovvero che ogni giorno moriamo. Avviene, quindi, una identificazione tra il tempo passato e la morte stessa, che diviene compagna inesorabile dell’uomo. Da stoico qual era, Seneca credeva, per giunta, che la morte fosse la soluzione a tutti i dolori. Tra i filosofi moderni si sono espressi sul concetto di quest’ultima Feuerbach e Heidegger: per il primo, << la morte è morte solo per coloro che vivono, non per coloro che muoiono>>, ad indicare che essa è percepita solo da chi la attende; per il secondo, la morte è il principio fondante della vita dell’uomo, la quale si riduce ad un “esserci” per la morte.

“La morte non è una luce che si spegne”
(Rabindranath Tagore)
La morte non è
una luce che si spegne.
È mettere fuori la lampada
perché è arrivata l’alba.





Il termine, che oggi noi utilizziamo per definire un concetto filosofico così dibattuto da molti filosofi e letterati, deriva dal termine latino mors (morte) e dal verbo mori (morire). Nello zendo, la lingua dei testi sacri zoroastriani, morte si dice mara da cui l'italiano marasma (stato estremo di consunzione). Anche il greco antico ha importato questa radice mar- da cui proviene il verbo μαραίνω (maraino) che significa consumare, distruggere. 



(Fonte: https://www.etimoitaliano.it/2014/01/etimologia-della-parola-morte.html)




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