La concezione della Morte è intrinsecamente legata alla storia
dell’umanità. Biologicamente con essa si fa coincidere il momento in cui
avviene la cessazione delle funzioni vitali nell’uomo, in un animale o in un
qualsiasi altro organismo vivente. La morte civile, invece, è l’estinzione
totale e irreversibile della capacità giuridica di un soggetto.
Scientificamente e giuridicamente è semplice dare una definizione schietta di morte,
invece, filosoficamente è molto complesso. Per esempio, per
la religione cristiana essa viene vista come passaggio necessario per la
resurrezione, per l’Induismo, invece, è fondamentale per la reincarnazione. Nella riflessione socratico-platonica la morte acquista un
valore positivo in quanto essa viene vista come strumento di liberazione
dell’anima dell’uomo dal carcere del corpo. Successivamente, nella filosofia
romana, un’attenzione particolare venne rivolta dallo stoico Seneca a questa
delicata discussione, il quale affermava “cotidie mori”, ovvero che ogni giorno
moriamo. Avviene, quindi, una identificazione tra il tempo passato e la morte
stessa, che diviene compagna inesorabile dell’uomo. Da stoico qual era, Seneca
credeva, per giunta, che la morte fosse la soluzione a tutti i dolori. Tra i
filosofi moderni si sono espressi sul concetto di quest’ultima Feuerbach e
Heidegger: per il primo, << la morte è morte solo per coloro che vivono,
non per coloro che muoiono>>, ad indicare che essa è percepita solo da
chi la attende; per il secondo, la morte è il principio fondante della vita
dell’uomo, la quale si riduce ad un “esserci” per la morte.
“La morte non è una luce che si spegne”
(Rabindranath Tagore)
La morte non è
una luce che si spegne.
È mettere fuori la lampada
perché è arrivata l’alba.
Il termine, che oggi noi utilizziamo per definire un concetto filosofico così dibattuto da molti filosofi e letterati, deriva dal termine latino mors (morte) e dal verbo mori (morire). Nello zendo, la lingua dei testi sacri zoroastriani, morte si dice mara da cui l'italiano marasma (stato estremo di consunzione). Anche il greco antico ha importato questa radice mar- da cui proviene il verbo μαραίνω (maraino) che significa consumare, distruggere.
(Fonte: https://www.etimoitaliano.it/2014/01/etimologia-della-parola-morte.html)
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