Ritratto di Søren Aabye Kierkegaard |
In quest’ottica, Kierkegaard parlò anche di una malattia mortale ne’ “La Malattia mortale”: la disperazione. Essa rappresenta una contraddizione dell’io: la disperazione nasce quando non vi è più la speranza di poter morire. Questa malattia mortale porta ad un grande paradosso, poiché il vivere la morte, comporta viverla in eterno, in quanto la parte immortale dell’uomo stesso non muore così come muore il corpo di malattia.
<<Essere salvato da questa malattia mediante la morte è impossibile, perché la sua malattia e il suo tormento così come la sua morte è proprio questo di non poter morire.>>
(Citazione https://lartedeipazzi.blog/2018/08/20/kierkegaard-la-disperazione-e-la-malattia-mortale/)
“Essere io” è il più grande dono fatto all’uomo, eppure nell’eternità egli si ritrova inchiodato ad esso disperandosi. La disperazione è vista dal punto di vista religioso come peccato, anche se vi è un’ultima speranza: <<la morte come passaggio verso l’annullamento in Dio>>.
(Citazione http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=print&sid=9023)
(Fonti http://www.filosofico.net/kierkpascalbarbfontana.htm, http://www.filosofico.net/kierkpascalbarbfontana.htm, http://www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=print&sid=9023, https://it.wikipedia.org/wiki/Søren_Kierkegaard)
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