Dj Fabo e Marco Cappato |
Il termine “eutanasia” deriva dal greco ‘εὐθανασία’,
composta da ‘εὔ-‘, bene e ‘θάνατος’, morte, quindi significa letteralmente “buona
morte”. L’eutanasia è oggi molto spesso associata al suicidio assistito, ovvero
ad una morte provocata tramite la somministrazione di farmaci. La differenza
sostanziale è che il suicidio assistito prevede che la somministrazione del
farmaco avvenga per mano del paziente, mentre nel caso di eutanasia, sia attiva
sia passiva, partecipa attivamente il medico. Entrambe queste pratiche sono
illegali in Italia e, per questo motivo, sono soggetto continuo di accesi
dibattiti che sono incentrati sulla loro eticità. Solitamente il suicidio
assistito viene richiesto da pazienti che sono affetti da malattie gravi che
decidono di non voler più soffrire. Veronesi ha parlato di una “libertà di
morire con dignità”, affermando che con il progresso tecnologico sono state
allungate artificialmente le fasi terminali di un paziente, costretto a
sopportare sofferenze evitabili. In sintesi, Veronesi si è opposto fortemente
all’accanimento terapeutico, che toglie anche l’opportunità ad un malato di
morire serenamente circondato dai propri affetti. Tra coloro che sono a favore
dell’eutanasia e del suicidio assistito ritroviamo Marco Cappato. Egli ha
volontariamente accompagnato Dj Fabo, tetraplegico e cieco a causa di un
incidente, in una clinica svizzera in cui si attua il suicidio assistito. Il
giorno dopo Marco Cappato si è autodenunciato sperando di accendere una luce su
questo tema non poco delicato. Sul caso di Dj Fabo è intervenuta la Corte Costituzionale
che ha sancito non punibile chi, in determinate condizioni, <<agevola
l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi,
di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da
una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che
egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e
consapevoli.>> (Fonte)
Quanto dichiarato a seguito del processo è stato guardato
con preoccupazione dalla Conferenza eiscopale italiana, che ancora oggi influenza
le scelte della politica. La Cei ha dichiarato che: «Si può e si deve
respingere la tentazione, indotta anche da mutamenti legislativi, di usare la
medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo
assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia». Secondo
molti esponenti cattolici <<la scelta dell’annientamento del sé, infatti,
non è espressione di libertà, ma il suo opposto. La libertà, infatti, si
esprime solo attraverso la vita.>> (Fonte)
Chi si oppone all’eutanasia e al suicidio assistito afferma
che una loro legalizzazione causerebbe un aumento spropositato di richieste di
morte volontaria, deformando nella mentalità collettiva l’idea della vita
stessa.
Indipendentemente dall’eticità di questa pratica, molti
malati, che soffrono a causa di mali non curabili, sono costretti a ricorrere
all’aiuto di cliniche all’estero, anche con onerosi costi. Quindi, si auspica che questo dibattito venga
preso con serietà e avvenga una legalizzazione di queste pratiche con la dovuta
regolamentazione, rispettando il diritto di autodeterminazione di ogni singolo individuo.
(Fonti: https://www.adnkronos.com/salute/sanita/2016/11/12/ecco-perche-eutanasia-etica-ultimo-manifesto-umberto-veronesi-per-una-legge_xQ46IRVyFK75LrVplpnenJ.html?refresh_ce,
https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/dj-fabo-storia,
https://www.giurisprudenzapenale.com/processi/processo-nei-confronti-di-marco-cappato-suicidio-assistito-di-dj-fabo/,
https://www.proversi.it/discussioni/pro-contro/11-eutanasia,
https://www.ilpost.it/2019/09/26/cosa-cambia-dopo-la-sentenza-su-marco-cappato/)